La “Deliberate Practice” (pratica consapevole) è un concetto chiave nell’ambito dello sviluppo delle abilità e dell’acquisizione dell’eccellenza in un determinato campo. Questo concetto è stato approfondito e reso ampiamente noto dallo psicologo svedese K. Anders Ericsson e reso famoso da Cal Newport, il cui lavoro ha contribuito a plasmare la comprensione di come le persone diventano esperte in varie discipline. La pratica deliberata è il processo mediante il quale gli individui migliorano costantemente le loro abilità attraverso l'approfondimento mirato, il feedback costante e l'attenzione concentrata. Esso è quindi un approccio al lavoro in cui si tende deliberatamente ad andare oltre le proprie capacità ricevendo poi un feedback severo sulle proprie prestazioni.
Questa pratica è fondamentale per l’acquisizione del capitale professionale estremamente utile per raggiungere un ottimo lavoro (come descritto in Così bravo che non potranno ignorarti). Queste sono attività difficili, scelte con cura per stimolare le proprie capacità dove ce n’è più bisogno e che forniscono un feedback immediato. Fare cose che sappiamo fare bene è piacevole, e questo è esattamente l’opposto di ciò che richiede la pratica consapevole. La pratica consapevole è soprattutto uno sforzo di attenzione e concentrazione ed è spesso l'opposto del divertimento.
A differenza della pratica casuale o ripetitiva, la pratica deliberata è caratterizzata da alcune caratteristiche distintive che la rendono efficace nell’aiutare le persone a raggiungere l’eccellenza. Ecco alcuni aspetti chiave della pratica deliberata:
- Focalizzazione sull’obiettivo: La pratica deliberata inizia con l’identificazione di obiettivi specifici e sfidanti. Gli individui si impegnano nell’acquisizione di abilità che li porteranno più vicini al raggiungimento di questi obiettivi.
- Feedback continuo: La pratica deliberata coinvolge un ciclo costante di feedback. Gli individui cercano feedback da insegnanti, mentori o esperti nel campo, che aiuta a individuare aree di miglioramento e a correggere errori.
- Sforzo concentrato: La pratica deliberata richiede un’==impegnativa concentrazione mentale (Deep work)==. Gli individui si concentrano sulle aree specifiche che richiedono miglioramenti e lavorano intensamente su di esse.
- Sfida progressiva: La pratica deliberata prevede di spingersi costantemente oltre la zona di comfort. Gli individui affrontano sfide sempre più complesse e difficili man mano che sviluppano le proprie abilità.
- Decomposizione delle abilità: Le abilità complesse vengono scomposte in componenti più piccoli e affrontate singolarmente. Questo aiuta a comprendere meglio ogni aspetto dell’abilità e a svilupparlo in modo più efficace.
- Ripetizione focalizzata: Gli individui si impegnano in ripetizioni mirate e intenzionali delle abilità, con l’obiettivo di migliorare continuamente le prestazioni.
- Autovalutazione critica: La pratica deliberata coinvolge un’analisi critica delle prestazioni personali. Gli individui riflettono sulle proprie debolezze e cercano costantemente modi per superarle.
- Adattamento: La pratica deliberata richiede la capacità di adattarsi e apportare cambiamenti alle strategie di apprendimento in base ai risultati e al feedback ricevuto.
La teoria della pratica deliberata si basa sull'idea che le abilità non siano innate, ma piuttosto sviluppate attraverso uno sforzo costante e focalizzato. Gli studi di Ericsson e dei suoi collaboratori hanno dimostrato che coloro che eccellono in campi come la musica, gli sport e la scienza hanno investito migliaia di ore in pratica deliberata per raggiungere i loro livelli di competenza.
Diffcoltà
Quote
quote::“La fatica, ora lo riconoscevo, era un bene. Invece di considerare questo disagio come qualcosa da evitare, ho iniziato a vederlo come un body builder considera il bruciore dei muscoli: un segno che si sta facendo qualcosa di giusto.“
È importante notare che la pratica deliberata non è un processo facile o immediato: tipicamente capiamo che lo stiamo facendo bene se siamo a “disagio” nel farla, se è difficile e se vorremmo fare altro e rilassarci. E’ questo che significa uscire dalla zona di comfort ed è lì che le cose migliorano, se si continua a fare quello che si sa fare in modo rilassato non si migliora mai. La deliberate practice richiede disciplina, pazienza e un’autocritica costruttiva costante. Di solito quando si fa DP la mente si rende conto dello sforzo che le stavo chiedendo di compiere e in risposta scatena un’ondata di proteste neuronali, all’inizio deboli, ma poi, man mano che sio persiste, sempre più forti, che si abbattono sulla concentrazione con intensità crescente. Per combattere questa resistenza si possono usare due tipi di strategie.
- Basata sul tempo: “Lavorerò su questo argomento per un’ora”. Non mi importa se svengo per lo sforzo o se non faccio progressi, per la prossima ora questo è tutto il mio mondo. Ma naturalmente non svenivo e alla fine facevo progressi. Ci volevano in media dieci minuti perché le ondate di resistenza si placassero. Quei dieci minuti erano sempre difficili, ma sapere che i miei sforzi avevano un limite di tempo contribuiva a far sì che la difficoltà fosse gestibile.
- Basata sulle informazioni: un modo per raccogliere i risultati dell’impegno in una forma utile in modo da avere sotto occhio e dimostrato i risultati dello studio.
- time tracking: un trucco ottimo per essere più consapevoli è un foglio di calcolo dove viene segnato ogni giorno il numero di ore di DP e ne fa un conteggio mese per mese. Il fatto di tenere il conto delle ore ogni giorno mi spinge a trovare nuovi modi per inserire nel mio programma una pratica più deliberata. Senza questa routine, la quantità totale di tempo dedicata allo sviluppo delle mie capacità sarebbe senza dubbio molto inferiore.