Aristotele

quote::“Noi siamo il risultato di quello che facciamo continuativamente. Perciò ogni grande impresa è compiuta non da un atto ma da abitudini

Un’abitudine è una routine o un comportamento che viene eseguito in modo regolare e, in molti casi, automatico. Le abitudini sono quindi una serie di soluzioni automatiche che risolvono i problemi e i fastidi che dobbiamo affrontare regolarmente.

Formazione di una abitudine

Dopo esserci imbattuti in una ricompensa inattesa il cervello inizia immediatamente a catalogare gli eventi che hanno preceduto la gratificazione. Aspetta un attimo: questo mi è piaciuto. Che cosa ho fatto subito prima? Questo è il ciclo di retroazione che sta dietro a tutti i comportamenti umani: tentare, fallire, apprendere, provare in modo diverso. Ogni volta che affrontiamo ripetutamente un problema, il cervello comincia ad automatizzare il procedimento per risolverlo. Le abitudini sono soltanto una serie di soluzioni automatiche che risolvono i problemi e i fastidi che dobbiamo affrontare regolarmente. Passi per la formazione di una abitudine:

  • Segnale. Il segnale induce il cervello a dare inizio a un comportamento. È un’informazione che preannuncia una gratificazione.
  • Desiderio: I desideri rappresentano la seconda fase, e sono la pulsione motivazionale dietro a qualunque abitudine. Senza un certo grado di motivazione o ambizione, senza cioè desiderare un cambiamento, non abbiamo ragione di agire. Ciò che desideriamo non è l’abitudine in quanto tale, ma il cambiamento di stato che essa produce
  • Risposta: La risposta è la vera e propria abitudine che sviluppiamo, e che può prendere la forma di un pensiero o di un’azione.
  • Gratificazione: La gratificazione è la meta finale di ogni abitudine. Il segnale consiste nell’individuare la gratificazione, il desiderio nel volerla, la risposta nell’ottenerla. Se un comportamento risulta insufficiente in una qualunque delle quattro fasi, non si trasformerà in abitudine. Eliminando il segnale, l’abitudine non avrà mai inizio. Riducendo il desiderio, non avremo una motivazione sufficiente ad agire. Rendendo ostico il comportamento, non riusciremo a eseguirlo. E se la gratificazione non soddisfa il desiderio, allora non avremo nessuna ragione per rifarlo in futuro. Le quattro fasi possono essere raggruppate in due stadi: lo stadio del problema e lo stadio della soluzione. Il primo comprende il segnale e il desiderio, ed è quello in cui ci rendiamo conto che qualcosa deve cambiare. Lo stadio della soluzione comprende la risposta e la gratificazione, ed è quello in cui intraprendiamo l’azione e otteniamo il cambiamento desiderato. Una volta introdotta un abitudine è necessario continuare a ripeterla in modo da sfruttare il potenziamento a lungo termine e stabilizzarla nel cervello.

Come cambiare un’abitudine

Dal questo post di MMM e dal libro di Charles Duhigg “la dittatura delle abitudini” vediamo come capire come cambiare una abitudine. L’obiettivo è mantenere lo stesso trigger e ricompensa, ma sostituendola in una routine diversa.

  1. Trova il punto scatenante della tua abitudine: lo fai descrivendo il tuo comportamento in dettaglio, cercando indizi che potresti aver perso prima. La mia abitudine di fare il caffè nasce entrando in cucina. Ogni volta che entro la mattina, ho voglia di accendere la macchina per l’espresso per fare un po’ di latte macchiato. Se mi sveglio o trascorro la giornata in un ambiente sconosciuto (ad esempio in un campeggio o in un cantiere edile), la voglia di caffè non si manifesta. Ma se passo la giornata a casa e torno in cucina per preparare il pranzo – ehi, c’è di nuovo quella bella macchina per l’espresso… forse devo accenderla! Allo stesso modo, alcune persone fumano in risposta a una pausa nel lavoro d’ufficio pomeridiano, mangiano in risposta alla noia o comprano cose in risposta ai desideri. Trova il tuo trigger.
  2. Prendi lo stesso spunto, ma ingannati e innesca un comportamento diverso: se volessi smettere di bere caffè, potrei regalare la macchina del caffè e al suo posto mettere una scatola di tisane sul piano di lavoro. Allora preparerei il tè invece del caffè. Oppure potrei mettere un bel bicchiere d’acqua, o anche un paio di guantoni da boxe su quella parte del piano di lavoro. Ogni mattina potrebbe innescare un bel giro di pratica di boxe con un sacco pesante nel garage, e farei meglio a farlo.
  3. Prova a rendere la nuova ricompensa simile a quella vecchia:  con il caffè, la ricompensa è una bevanda calda e gustosa e una scusa per stare fermi, contemplare o parlare per un po’. La caffeina può essere una parte secondaria, ma la parte fisiologica delle abitudini è solo una piccola parte del motivo per cui si formano (questa è stata una grande novità per me). Quindi il tè probabilmente funzionerebbe, ma la boxe sarebbe un po’ una forzatura.

Sviluppo di una abitudine virtuosa

Le abitudini spesso non sembrano fare differenza finché non si supera una soglia critica, sbloccando un nuovo livello di prestazioni.

Valle della Delusione

Nella fase iniziale e centrale di qualunque impresa ci si ritrova spesso in una Valle della Delusione: ci si aspetta di fare progressi in modo lineare, ed è frustrante vedere quanto possono apparire inefficaci i cambiamenti nel corso dei primi giorni, settimane e anche mesi. Questa è una delle ragioni fondamentali per cui è così difficile acquisire abitudini durature. Le persone apportano piccoli cambiamenti, non vedono risultati tangibili, e decidono di smettere.

Livello del Potenziale Latente

Ma per poter fare una differenza significativa, le abitudini devono perdurare abbastanza da superare questo livello critico, il “Livello del Potenziale Latente”. Quando poi, finalmente, riusciremo a superare il Livello del Potenziale Latente, la gente dirà che il nostro è stato un successo improvviso. Dall’esterno, infatti, si vede solo il momento più eclatante, e non tutto quello che lo ha preceduto. Ma noi sapremo che è stato tutto il lavoro svolto in precedenza, quando sembrava di non fare alcun progresso, a rendere possibile lo scatto di oggi.