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Questa tecnica di apprendimento principalmente si basa sul concetto che se si riesce a spiegare un determinato argomento ad un bambino significa che lo si ha appreso bene. Questa tecnica si articola in quattro step.
1 - Spiega ad un bambino
Dato il concetto che si vuole apprendere, scrivi su un foglio di carta tutto quello che sai sulla cosa come se dovessi spiegare tale cosa ad un bambino che può capire solo concetti base. E’ simile al duck programming in cui gli ingegneri del software spiegano il proprio codice ad una papera in plastica sulla propria scrivania: questo è l’unico modo per pensare al proprio codice nel modo più semplice possibile. La chiave è che se non sai spiegare in modo chiaro e semplice i termini che utilizzi significa che non sai veramente di cosa stai parlando. Parlare ad un bambino ci porta a semplificare le relazioni e le connessioni tra i vari concetti. Se necessiti di una terminologia complessa per spiegare quello che sai non hai alcuna flessibilità: se una persona ti fa una domanda non rimane altro che ripetere quanto si ha già detto. Quando si è in grado di spiegare la stessa cosa in molteplici modi semplici significa che lo si ha capito davvero bene.
2 - Identifica i buchi nella spiegazione
Le aree dove noti dei buchi nel punto 1 sono i punti in cui ci sono dei concetti ancora da approfondire. Capire quali sono i propri buchi e risolverli è la base di un ottimo apprendimento. Identificare i limiti del proprio sapere è anche un modo per definire il proprio Circolo delle competenze: questa consapevolezza permette di limitare gli errori.
3 - Organizza e semplifica
Una volta scritto l’argomento su vari fogli di carta e identificato le parti carenti, organizza il tutto e leggi a voce alta: se la spiegazione sembra confusa ritorna al punto 2. Continua a iterare fino a che non si ottiene una storia completa che tutti possono capire.
4 - Trasmettere (opzionale)
Opzionalmente si può davvero provare a dire a voce la materia a qualcuno. Può essere utile per capire eventuali domande o genericamente i punti in cui l’interlocutore è curioso.