Per descrivere cosa è il web3 è necessario introdurre cosa è stato il web 1.0 e 2.0. L’innovazione principale è la decentralizzazione.

Web1.0 e 2.0

Il web1.0 (1991-2004) è il web dei primordi dei siti statici, dove i contenuti erano passivi e l’utente era solo un fruitore di contenuti, senza possibilità di modificare o aggiungere nulla.

Il web 2.0 è il web “social” dove è stata aggiunta la possibilità agli utenti di interagire con la piattaforma, quindi il mondo dei forum, delle chat, dei social e così via. L’utente diventa quindi non solo un fruitore ma un creatore di contenuti.

Il limite del web2.0 che il web3 vuole superare è la centralizzazione: i server che gestiscono i dati sono in mano a poche singole aziende e, conseguentemente, il potere che ne deriva è in mano a pochi che ne possono disporre come vogliono.

N.b. Il web3 non si chiama 3.0 in quanto il web 3.0 è il Web Semantico ipotizzato da Tim Berners-Lee, idea che ad oggi non ha mai avuto piede.

Innovazione del web3

Se nelle applicazioni web2 il client comunica con i server nel web3 comunica con la Blockchain; possiamo quindi concludere che se il web 2.0 ha innovato il front-end, il web3 punta a rivoluzionare il backend.

Quindi se con il web2.0 il codice del server deve essere pubblicato su un server di appartenenza di qualcuno (Amazon AWS per esempio) nel web3 viene pubblicato su una Blockchain, quindi su una architettura peer-to-peer distribuita.

I principali vantaggi delle DApp (decentralized App) sono la decentralizzazione, la sicurezza e l’anonimato.

Lo svantaggio principale è il

Le applicazioni più note Web3 sono la DeFi (come PancakeSwap), gaming (come AxieInfinity), produzione di oggetti da collezione (NFT, vedi OpenSea) ma anche social, gambling e così via.

Il concetto fondamentale che ha permesso il web3 di esistere sono gli Smart contract, quindi script presenti sulla Blockchain che vengono eseguiti a seconda di determinate condizioni che li triggerano.

L’internet web3 è un internet in cui:

  • Il codice gira su dei nodi che non appartengono a nessuno, non è quindi censurabile;
  • Posso avere delle certificazioni (come documenti di identità digitali) non emessi da alcun ente centrale o governo (Self Sovereign identity)
  • Posso effettuare dei pagamenti in valute non emesse da alcun governo. Tali pagamenti inoltre non richiedono il permesso di alcun ente.

Per avere una idea delle innumerevoli piattaforme di DeFi esistenti è possibile visitare: https://dappradar.com/rankings

Limiti del web3

I limiti che possiamo definire con il web3 sono principalmente 3

  • Anarchia: siamo sicuri che l’assenza di regolamentazioni e l’impossibilità di censurare sia quello che vogliamo? Il primo utilizzo di Bitcoin è stato proprio con la SilkRoad, che si basava sul commercio di droga, armi e quant’altro.
  • Scalabilità: scrivere sulla Blockchain è più lento che scrivere su un server centrale, per la natura della stessa
  • Costo: mentre con il web2 ho solo il costo mensile del server, nel web3 ogni byte che viene inviato sulla Blockchain ha un costo in termini di gas fee. E se si parla di Ethereum il costo in gas fee non è per nulla trascurabile…

Chi paga un server decentralizzato?

Nel web classico il server Amazon AWS, per esempio, è pagato e gestito da Amazon, che è una società a scopo di lucro che guadagnerà una percentuale fornendo il servizio agli utenti.

Nel web3 non ho una azienda centrale, quindi chi paga l’infrastruttura Blockchain? L’idea su cui si basa il tutto è un sistema ad incentivi: ogni nodo della rete è incentivato a essere un miner o validatore o, in generale, ad essere in nodo della rete. Il pagamento avviene dalla rete stessa (come nel caso dei Bitcoin.

Per approfondire consiglio Web2 vs Web3 su Ethereum.org.